Goju Ryu Karate Do

La tradizione esoterica

L’arte segreta della nobiltà

La diffusione di un’arte segreta: il karate

 La formazione del karate a Okinawa  

La prima scuola di karate: Sōkon Matsumura

La storia del karate nella tradizione di Okinawa assume contorni un po’ più definiti a partire da Sōkon Matsumura. Di fatto, le ricerche sulla prima scuola di karate, il cui influsso sulla pratica contemporanea sia riconoscibile, riconducono a lui. Egli sarebbe stato il primo ad aver trasmesso un metodo sistematico. Ciò che chiamiamo Shuri-te risale alla sua arte, e il suo influsso contribuì esplicitamente alla formazione del Tomari-te. E’ probabile che Matsumura abbia ricevuto l’insegnamento di Sakugawa ma, secondo la tradizione orale, fu un cinese chiamato Iwā che egli indicò come suo maestro nell’arte cinese del combattimento. Nessun documento precisa le sue relazioni con Sakugawa.

Sōkon Matsumura (1809-1899)
Nelle varie versioni della storia dell’arte del combattimento di Okinawa la figura di Matsumura è leggendaria. E’ importante, per capire l’influenza che ha potuto avere, il fatto di considerare che aveva studiato l’arte marziale a Okinawa, in Giappone e in Cina.
La documentazione che lo riguarda è molto frammentaria e la sua data di nascita resta incerta: 1798, 1800, 1806, o 1809. Si accoglie qui il 1809, seguendo la cronologia dell’Enciclopedia del Budō.
Matsumura Sōkon Buchō proveniva da una famiglia nobile di Ryūkyū.
A vent’anni fu nominato guardia del Principe al Palazzo di Shuri. Non si sa a che età cominciò a praticare l’arte del combattimento, ma la sua funzione di guardia del Principe lascia supporre che al momento della nomina egli avesse già acquisito un certo livello, sia attraverso il canale nobiliare sia attraverso un canale più popolare.
Nell’anno che seguì la sua entrata in carica, Matsumura fece la conoscenza di un magistrato di Satsuma, e costui ottenne per lui l’autorizzazione eccezionale a studiare l’arte della spada della scuola Jigen-ryū. La pratica e l’insegnamento di questa scuola erano strettamente riservati ai guerrieri della signoria, e l’accesso sarebbe stato precluso a Matsumura, in quanto vassallo del re di Ryūkyū assoggettato a Satsuma. Si può immaginare con che veemenza questo magistrato dovette raccomandare Matsumura perché venisse autorizzato a varcare la porta del dōjō della Casa di Satsuma, a Ryūkyū. Conformemente all’usanza, egli prestò il giuramento solenne, suggellato con il sangue, di mantenere il segreto più assoluto su ciò che avrebbe imparato.
Nel 1832, all’età di 24 anni, Matsumura viene inviato nella signoria di Satsuma per una missione di ventisei mesi. Egli riceve dal governo di Ryūkyū, come dalla signoria di Satsuma, l’autorizzazione ad allenarsi nella scuola di spada Jigen-ryū.
L’allenamento di base del Jigen-ryū è chiamato "tategi-uchi". Esso consiste nel colpire un tronco d’albero con un pezzo di legno molto solido della lunghezza di un metro e trenta circa. Partendo da una distanza di circa quattro o cinque metri, bisogna slanciarsi con tre passi verso un albero, lanciando un grido in cui si mette tanta energia come se fosse l’ultimo della propria vita, e colpire il tronco con tutta la propria forza. Bisogna continuare a colpire il tronco fino all’esaurimento della respirazione, poi ricominciare tutto l’esercizio. Si racconta che quando un grande adepto di questa scuola si allenava così, la violenza della ripetizione dei colpi produceva del fumo. "Tremila colpi il mattimo e ottomila la sera" era il nome dato all’allenamento di base del Jigen-ryū. Per rendersi conto della durezza di questo esercizio, è sufficiente provare a colpire con un bastone un tronco d’albero con tutta la propria forza una decina di volte di seguito. Le mani diventano presto così doloranti ch è difficile tenere il bastone.
La potenza e la rapidità d’attacco del Jigen-ryū sono notevoli, e questa scuola è rinomata per la sua efficacia nel combattimento di spada. Gli adepti dell’epoca degli ultimi duelli di spada (1860-80) sapevano che quando ci si batteva con un adepto di Jigen-ryū bisognava soprattutto evitare il suo primo attacco e non tentare mai di pararlo. Soltanto se si riusciva a evitarlo si poteva pensare di rispondere. Effettivamente, l’attacco del Jigen-ryū era lanciato dall’alto in basso, di sbieco, e quando l’avversario tentava di bloccarlo con la sua spada accadeva spesso che la potenza dell’attacco arrivasse a far abbassare la guardia e che la spada dell’assalitore continuasse dritta il suo cammino fendendo in due il corpo dell’avversario. D’altra parte, il consueto esame dei cadaveri dopo le battaglie dimostrava che l’attacco del Jigen-ryū si distingueva da quello delle altre scuole di spada, poiché il corpo era sempre tagliato dalla spada all’ombelico con un solo colpo di spada.
Nella scuola Jigen-ryū, l’allenamento di Matsumura consiste principalmente nel "tategi-uchi" - "tremila colpi il mattimo e ottomila la sera" - seguito dall’allenamento nel dōjō. Dopo due anni di soggiorno a Satsuma il suo maestro Ijūin gli conferisce il diploma di Jigen-ryū, attestante che ha ricevuto l’autentica trasmissione della sua scuola. Matsumura ritorna allora a Ryūkyū. Ha ventisei anni.
Nel 1836, due anni dopo il suo ritorno a Ryūkyū, Matsumura parte per Pechino con il gruppo che portava il tributo inviato dal re di Ryūkyū all’Imperatore della Cina. Durante i quindici mesi del suo soggiorno a Pechino Matsumura studia l’arte del combattimento presso un maestro cinese, chiamato Wei Bō, nome che si legge "Iwā" nella pronuncia giapponese di Okinawa.
Si divide spesso l’arte cinese del combattimento in due correnti, quella del Nord e quella del Sud. Si può supporre che la scuola di Iwā facesse parte della corrente del Nord. Si tratta verosimilmente della scuola dello xingyi quan, una delle tre principali scuole del Nord, perché era la scuola più seguita negli ambienti militari di Pechino che Matsumura potè frequentare. D’altra parte, nel kata di karate trasmesso ai nostri giorni sotto il nome di Matsumura no Bassai (Passai) si può osservare una tecnica molto vicina a zuan-quan, uno dei cinque movimenti di base dello xingyi quan; questo kata include anche delle tecniche molto vicine al ma-quan, colpo del cavallo dello xingyi quan. Dal punto di vista dei movimenti tecnici, il karate della corrente Shuri-te presenta molte altre somiglianze con lo xingyi quan e con altre scuole del nord della Cina.
"Nella spada giapponese, si assume la guardia immbile, ma l’efficacia è spaventosa, poiché un istante dopo, come un lampo, l’adepto vince il combattimento. Tuttavia, per ottenere questo livello, egli ha bisogno di allenarsi dieci volte di più di un adepto cinese. Per un certo periodo, tra i delegati di Ryūkyū venuti a Pechino si trovava un esperto di spada giapponese che nessun cinese poteva vincere. Quest’uomo di Ryūkyū si considerava di un livello medio.
Questo apprezzamento di Shāng Yunxiāng, celebre maestro di xingyi quan di allora, è stato trasmesso fino a noi. "L’uomo di Ryūkyū" citato non può essere che Matsumura.
Ritornando a Ryūkyū nel 1837, questi riprende la funzione di guardia del re. Egli modifica a quell’epoca gli ideogrammi del suo titolo, "Sōkon", che significano "discendente principale", scegliendo degli ideogrammi che, con la stessa pronuncia, significano "il maestro dell’arte del bastone". Questo nome, si racconta, gli sarebbe stato dato dal suo maestro, Iwā, che lo aveva giudicato maestro nell’arte del bastone. D’anltronde a Pechino, Matsumura veniva chiamato "Wu-cheng-da", vale a dire "colui che si perfeziona nell’arte del combattimento", anche questo nome gli sarebbe stato concesso da un maestro cinese.
Matsumura mantiene la funzione di Guardia del re sotto tre re successivi, ed è parallelamente ai suoi compiti ufficiali che prosegue l’approfondimento dell’arte, si incontrando maestri cinesi residenti a Ryūkyū si studiando le tecniche di combattimento trasmesse dagli abitanti di Ryūkyū.
Secondo la leggenda, un accattone cinese abitava in un baracca miserabile di fianco al cimitero di Tomari. Scoprendo in questo cinese un adepto dell’arte del combattimento. Matsumura lo va a trovare regolarmente per imparare la sua arte. Diventato suo allievo, Matsumura nota di tanto in tanto, nei kata che insegnava questo maestro, un passaggio tecnico inapplicabile in combattimento. Allora esaminano insieme la coerenza delle tecniche al fine di trovare una giusta forma. Benchè questo maestro pretenda di non saper né leggere né scrivere, propone a Matsumura di dargli qualche appunto perché possa afferrare meglio il significato dei kata che gli aveva insegnato. Un giorno Matsumura riceve un rotolo e aprendolo ha la sorpresa di vedere che non si tratta di semplici appunti, ma di spiegazioni tecniche scritte da un calligrafo di prim’ordine. Questo maestro scompare poco tempo dopo. Si suppone qundi che si trattasse di un ufficiale cinese travestito da pezzente per una missione di spionaggio nella signoria di Satsuma.
Matsumura comincia poco a poco a insegnare la propria arte. La sua scuola riceve più tardi il nome di "Shuri-te", dalla località in cui abitava. Una variante di questa scuola, chiamata "Tomari-te", si sviluppò nel vicino villaggio di Tomari. L’esercizio di colpire con il pugno il makiwara è tipico di Okinawa, in Cina non viene praticato. E’ forse un’estensione e un’applicazione del tategi-uchi che Matsumura effettuava nella scuola Jigen-ryū? Anche se il makiwara è anteriore a Matsumura, è certo che la sua esperienza ha fortemente influenzato la maniera di utilizzarlo.
Si avanza l’ipotesi che Sōkon Matsumura apportò al karate di Okinawa un nuovo slancio, introducendovi elementi di provenienza varia che egli organizzò. Questa evoluzione fu al tempo stesso una creazione, poiché gli elementi cinesi non furono ripresi tali e quali. Così, con Sōkon Matsumura, comincia una fase di creazione del karate. Creazione, perché non si tratta di una fedele imitazione, ma dell’integrazione organizzata di contributi giapponesi e cinesi all’arte marziale di Okinawa.

La leggenda di Sōkon Matsumura
A Okinawa vengono tramandati racconti leggendari su Matsumura; se ne citano alcuni.

Il combattimento contro un toro
Il diciassettesimo re di Ryūkyū aveva preso, dopo la sua abdicazione, il nome di "Bojiu" (monaco) e viveva tranquillamente in campagna nella sua residenza secondaria. Nel vicinato, un contadino aveva una toro particolarmente violento che scappava spesso negli orti adiacenti, distruggendo gli ortaggi. Nel corso delle sue incursioni, nessuno riusciva a calmarlo e qualche volta quelli che tentavano di sedarlo venivano feriti. Bojiu allora pensò: "Matsumura è un adepto della più alta reputazione; se lo facessi combattere contro questo toro rabbioso?"
Bojiu informò della sua idea gli ufficiali di palazzo, che esitarono, pensando: "Che idea aberrante! Matsumura non è un semplice adepto, occupa l’alta funzione di ciambellano del re".
Ma Matsumura accettò, dicendo tranquillamente: "Se il mio ex re mi domanda questo, come potrei rifiutare?". Tuttavia pose come condizione di aspettare qualche giorno, cosa che Bojiu accettò senza difficoltà. L’indomani Matsumura andò a vedere il toro contro il quale doveva combattere qualche giorno più tardi. Entrando nella stalla, si mise di fronte alla bestia legata e gli diede un forte colpo sul cranio con un piccolo bastone. Ritornò il giorno seguente e lo colpì di nuovo. Quando il toro si agitava per caricare, lo colpiva diverse volte di seguito con il bastone. Matsumura ripeté lo stesso gesto nei giorni seguenti, vestito sempre con lo stesso abito. Nel giro di una settimana, vedendo arrivare Matsumura con il bastone in mano, il toro restava impressionato e quando riceveva colpi, anziché caricare, cercava invano di fuggire gemendo. Passò una decina di giorni. Matsumura entrò nella stalla, si piazzò di fronte al toro, con il bastone in mano, sempre con lo stesso abito, ed emise un kiai guardando fisso il toro; questo cominciò ad indietreggiare abbassando timidamente la testa Matsumura si disse "va bene", e informò Bojiu che era pronto ad affrontare il toro. Il giorno del combattimento, si riunì un gran numero di spettatori venuti dai villaggi vicini. Il toro, lasciato libero in un recinto, prese a muoversi con violenza e a eccitarsi. Gli spettarori si preoccuparono, dicendo: " Il maestro Matsumura è un grande adepto, ma come potrà combattere contro un animale così violento?"
Poco dopo Matsumura arrivò ed entrò tranquillamente nel recinto. Aveva semplicemente un bastone corto in mano. Gli spettatori si stupirono ancor più, e dissero: "E’ impossibile combattere con un semplice bastone corto".
Il toro, battendo la terra con le zampe, arrivò davanti a Matsumura con aria minacciosa. Ma appena si accorse che aveva di fronte Matsumura, vestito come al solito e con il bastone in mano, fuggì con un gemito.
Gli spettatori lanciarono grida di gioia e applaudirono. Dopo questa scena, Bojiu lodò Matsumura: "Tu sei un adepto, il più grande".
Matsumura rivelò solo più tardi il suo segreto.

La sposa di Sōkon Matsumura
La sposa di Sōkon Matsumura si chiamava Tsuru, ed era nata da una famiglia ricca, gli Yonamine. Era graziosa, ma fin dall’infanzia preferiva i giochi dei ragazzi. Era robusta, dava prova di carattere spesso molto mascolino e si mostrava più coraggiosa della maggior parte dei suoi compagni. Da adolescente giocava a lottare con i ragazzi e partecipava a delle prove di forza che consistevano nel sollevare una grossa pietra. Dominava tutti i suoi compagni, ed era soprannominata "Tsuru, la bushi dei Yonamine". Ma a causa di questa reputazione, non riusciva a sposarsi. La preoccupazione e l’inquietitudine dei suoi genitori erano grandi. Essi consultarono le loro conoscenze per trovarle un marito, ma invano, anche con la promessa di una grossa dote.
Secondo alcune versioni della leggenda, Tsuru aveva posto la condizione di sposare un uomo che potesse vincerla in combattimento, cosa che nessun ragazzo aveva ancora potuto fare. Matsumura l’avrebbe battuta per la prima volta. In ogni caso Matsumura pensò che era una donna ideale, per lui che viveva per il paese e per l’arte del combattimento. La chiese allora in sposa ai suoi genitori. La leggenda aggiunge che dopo il matrimonio Tsuru si dimostrò una sposa molto devota.
A proposito di Tsuru Yonamine, Gichin Funakoshi scrisse:
"A Okinawa tutti conoscono il nome di Tsuru Yonamine, una donna dal coraggio leggendario. In gioventù, Tsuru era così bella che tutte le donne desideravano avere la sua bellezza. Quando andava a far compere, era sempre seguita dagli spasimanti. Un giorno, folle d’amore, uno di questi indesiderati spasimanti tentò di prenderla con la forza. Tsuru riuscì a fuggire solo per un pelo. Rientrando a casa si gettò tra le braccia di sua madre piangendo e lamentandosi: "Mamma, perché mi hai messo al mondo così bella?"
"Dal quel giorno sua madre permise a Tsuru di studiare il karate per potersi difendere. Tsuru si allenò con serietà, e, in capo a tre anni, cominciò ad avere fiducia in se stessa.
"Quando Tsuru ebbe 17 o 18 anni, sua madre pensò di doverle trovare un buon marito. Ogni volta che parlava di un ragazzo, la risposta di sua figlia era negativa. Tsuru si era formata un’immagine ideale di suo marito: un uomo forte. Ogni sera usciva per la città per incontrare un adepto degno di lei, e numerosi erano coloro che desideravano affrontarla in combattimento, ma nessuno dei ragazzi poteva batterla. Unico, Sōkon Matsumura vi riuscì. E’ una storia che si racconta a Okinawa.
"Un giorno ho avuto l’occasione di far visita al nipote del Maestro Matsumura; egli mi ha parlato dei ricordi che aveva della nonna:
"Quando ero giovane, la mia famiglia fabbricava bevande alcoliche. Sacchi di paglia riempiti di riso venivano posati in pila davanti al granaio. Quando, ogni mattina, mia nonna faceva le pulizie della casa, sollevava con facilità un sacco di riso di 60 chili con la mano sinistra e passava al tempo stesso la scopa con la mano destra".
"Questa testimonianza non dimostra che sua nonna era un’adepta del karate?"


Un combattimento di Matsumura
Un uomo viene un giorno a chiedere a Matsumura di combattere con lui. Ha una trentina d’anni, è scultore di professione, si chiama Uehara ed è un adepto di karate e di bastone. Matsumura appartiene alla nobiltà, Uehara è un semplice cittadino. I due uomini sono diversi per erà e rango sociale. Ma, quando si traatta dell’arte del combattimento, chi è un adepto viene chiamato "bushi" qualunque sia la sua provenienza sociale, e nello scontro non ci sono discriminazioni; è il vincitore che ottiene la gloria.
Uehara formula la sua domanda con insistenza, lasciando intendere che ha più di una possibilità di vincere contro Matsumura, dato che quest’ultimo ha già 70 anni. In effetti, se vincesse questo famoso maestro in duello, ne trarrebbe notorietà. La tenacia di Uehara irrita un poò Matsumura, che finisce per accettare di battersi.
Si presenta il racconto del combattimento basandosi su un testo di Gichin Funakoshi.
Il combattimento ha luogo l’indomani, alle cinque del mattino, presso il cimitero. I due avversari si mantengono inizialmente separati di una decina di metri. Poi Uehara avanza a piccoli passi fino a quattro metri da Matsumura; abbassa le anche, il pugno sinistro in avanti leggermente ruotato verso il basso, il pugno destro sull’anca. Assunta questa guardia, osserva il suo avversario. Matsumura si mantiene semplicemente in piedi in posizione naturale, avanzando leggermente la spalla sinistra, da sopra la quale lancia uno sguardo penetrante al suo avversario.
Uehara esita un momento: "Cos’è quella posizione? Come può battersi con una posizione come quella? Forse si burla di me. In tal caso, non farò regali". Dicendosi questo, Uehara raccoglie la propria volontà per lanciare un attacco. Nello stesso istante percepisce una specie di bagliore folgorante emanato dagli occhi di Matsumura, e salta indietro. Ma Matsumura non si è spostato di un centimetro. Uehara comincia a sudare in fronte e sotto le ascelle. Il suo cuore si mette a battere forte. Matsumura si siede su una pietra vicina come se non fosse successo niente. Uehara si domanda: "Che cosa mi succede? Non abbiamo nemmeno incrociato le mani, però sudo tanto e il mio cuore batte così veloce!"
Matsumura è seduto e dice: "Ehi! Tra un po’ è l’alba. Sono sempre qui che aspetto. Cosa vuoi ancora?"
Alla voce di Matsumura, Uehara riassume la propria guardia e Matsumura si rimette in piedi come prima. Uehara avanza a poco a poco in guardia, ben preparato a scattare in ogni momento. Ma quando si avvicina a Matsumura per lanciare il suo attacco, si ferma, come se i suoi piedi fossero inchiodati al suolo. Gli occhi dei due avversari si incrociano e Uehara non può più staccare il suo sguardo da quello di Matsumura, poiché sente che perderà se distoglie il suo sguardo. "Yaa!", lancia un grido, ma Matsumura non si sposta e Uehara salta ancora una volta indietro.
"Cosa fai, lanci solo delle urla senza fare nient’altro? Siamo lontani dal fare un vero combattimento", dice Matsumura guardando il suo avversario con un sorriso sulle labbra.
"Strano! Maestro, è strano! Non ho mai perso fino a oggi", dice Uehara.
"Cosa facciamo allora?", riprende Matsumura.
Uehara, dopo un breve momento di riflessione, rialza la testa e dice: "Permettetemi di continuare fino a quando l’esito del combattimento sia deciso. No, l’esito del combattimento è già stabilito, ma vorrei constatarlo ancora di più. Vorrei slanciarmi con la determinazione di morire".
Al che Matsumura risponde: "D’accordo, vieni avanti come vuoti".
Questa volta Uehara si slancia con determinazione, ma, nell’istante che precede lo scontro, crede di sentire un rumore di tuono, e il suo corpo si blocca. Vuole riprendere il controllo di sé per slanciarsi di più e porta nuovamente il suo sguardo su Matsumura. In quel momento i capelli di Matsumura si muovono leggermente nel vento mattutino e la luce del sole si riflette sulla sua schiena. La sagoma di Matsumura fa a Uehara l’effetto di un’apparizione e la forza gli manca. Egli si inginocchia sedendosi sui talloni, poi si inchina, le mani a terra, e dice: "Sono vinto. Completamente vinto, maestro".
Le leggende sono spesso esagerate e non si sa fino a che punto questo racconto sia credibile, ma scontri di questo tipo sono stati spesso descritti a proposito del combattimento di spada giapponese, e più recentemente, di kendō. Sappiamo che, se il livello dei due avversari è sufficientemente alto, essi percepiscono, prima ancora che inizino i gesti tecnici, uno scontro psicologico ed energetico che non è visibile dall’esterno. In questo racconto, il livello di Matsumura era ben superiore a quello del suo avversario, il quale era egli stesso un adepto sufficientemente avanzato a percepire l’energia emanata da Matsumura. Se il suo avversario fosse stato di livello mediocre, non avrebbe compreso la superiorità di Matsumura prima di ricevere il colpo.

Un’istruzione scritta di Sōkon Matsumura
Ryōsei Kuwae, uno degli allievi di Sōkon Matsumura, ricevette delle istruzioni dal suo maestro e i suoi discendenti hanno conservato questo scritto. E’ un rotolo, redatto con una straordinaria scrittura a pennello e inchiostro di china. Tra i documenti autentici esistenti a Okinawa, questo rotolo è il più antico. E’ il solo documento che trasmetta direttamente il pensiero di Matsumura. Si riporta di seguito la traduzione.

"E’ indispensabile comprendere il vero significato dell’allenamento nell’arte marziale. Preciso di seguito questa attitudine, e lei la esaminerà bene.
"All’inizio, le vie dello studio e dell’arte marziale sono basate su uno stesso principio e ogni via comprende tre specie.
"Le tre specie nella via dello studio sono gli studi della letteratura, dell’esegesi e del confucianesimo.
"Lo studio della letteratura consiste nel praticare le belle scritture ed è utile per ottenere una migliore situazione sociale e un buon reddito. Lo studio dell’esegesi ha per scopo il comprendere meglio il significato dei testi di Confucio per insegnarlo agli altri. E’ uno studio in vista di una migliore conoscenza, ma con essa non potrete approfondire la via. Questi due studi permettono solo di ottenere degli onori nelle lettere e io non li chiamo il vero studio. Lo studio del confucianesimo consiste nel conoscere l’essenziale di ogni cosa a partire dalla via, nel rendere sincera la propria volontà, nel rendere corretto il proprio spirito e, per mezzo di questo, gestire la famiglia, governare il paese e mantenerlo in pace. E’ questo il vero studio, lo studio che conviene a un confuciano.
"Le tre specie nella via dell’arte marziale sono l’arte marziale dell’intellettuale, l’arte marziale del pretenzioso e l’arte marziale del budō.
"Nell’arte marziale dell’intellettuale, si pensa ai vari modi di allenamento e li si cambia spesso per approfondire. Si conoscono numerose tecniche, ma la pratica è come una danza e si è incapaci di applicarle in combattimento. Non si è migliori di una donna.
"Nell’arte marziale del pretenzioso, ci si agita molto senza allenarsi realmente, tuttavia si parla spesso delle proprie imprese gloriose. Si provocano delle zuffe e si offendono gli altri. Secondo le circostanze si rischia di distruggersi o di disonorare la propria famiglia.
"Nell’arte marziale del budō, le cose vanno a buon fine con un’elaborazione permanente, si resta calmi anche quando gli altri sono agitati e si vince dominando lo spirito del proprio avversario. Maturando la propria arte, si arriva a manifestare le proprie capacità superiori e sottili, a restare senza turbamento in qualsiasi situazione, a non essere al di fuori di sé. E se si tratta di lealtà e di fedeltà verso il proprio signore e i propri genitori, si diventa una tigre feroce, un’aquila piena di dignità; avendo la rapidità di visione di un uccello, si può vincere qualunque nemico.
"L’obiettivo dell’arte marziale consiste nel dominare la violenza, nel rendere inutili i soldati, nel proteggere il popolo, nello sviluppare la qualità della persona, nell’assicurare al popolo la tranquillità, nel creare un’armonia tra i gruppi e poi nell’accrescere i beni della società. Sono sette le virtù dell’arte marziale di cui il Santo Maestro (Confucio) fa l’eleogio. Sicchè il principio è unico per lo studio e per l’arte marziale. Inutili sono le arti marziali dell’intellettuale e del pretenzioso. Io desidero che lei prosegua nel senso dell’arte marziale del budō e che sia capace di reagire opportunamente secondo le mutevoli situazioni, dominandole.
"Ho scritto quanto sopra senza alcuna reticenza, poiché è con questo spirito che deve continuare ad approfondire il suo allenamento.
"Buchō Matsumura
"Il 13 maggio.
"Al mio discepolo Kuwae".

Questo testo di Matsumura mostra che la base delle sue convinzioni e della sua morale erano il confucianesimo e che la sua pratica del Budō ne era un’espressione. Queste istruzioni sono scritte con ideogrammi annirevolmente calligrafati, che testimoniano la sua maestria nell’arte del pennello.
L’importanza storica dell’arte di Matsumura sta nel fatto che vi si può scorgere l’integrazione di tre elementi culturali:
1. La tradizione del te o de, che è l’insieme delle tecniche di combattimento praticate dagli abitanti di Okinawa;
2. L’arte giapponese della spada Jigen-ryū;
3. L’arte cinese del combattimento.
Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è tanto più importante se consideriamo che formò molti allievi. Alcuni tra loro sono divenuti anch’essi maestri di quest’arte e hanno diffuso l’arte e le idee del loro maestro, pur contribuendo tutti a farle evolvere. Ecco i nomi dei suoi principali allievi:
Ankō Asato: 1828-1906
Ankō Itosu: 1830-1915
Kentsū Yabu: 1866-1937
Chōmo Hanashiro: 1869-1945
Chōtoku Kiyan: 1870-1945
Kiuna e Sakihara furono anch’essi allievi di Matsumura, ma non si sa di più sul conto loro.
Tutti questi allievi hanno contribuito alla stabilizzazione delle forme del karate e la sua diffusione sull’isola di Okinawa. Si vedrà come Ankō Itosu e i suoi allievi realizzeranno la grande svolta della storia del karate, che darà forma la karate moderno come lo conosciamo ai nostri giorni.
Come e perché il karate, nato in una piccola isola, è diventato una pratica su scala mondiale e ha data nascita a numerosi stili? Per cercare di capirlo, si esaminerà lo sviluppo del karate dal periodo di Sokōn Matsumura fino ai nostri giorni.

L’elaborazione del karate a Okinawa

Una figura leggendaria: Kanga Sakugawa (1782-1865?)

Il contributo dell’arte cinese del combattimento

La delegazione cinese

L’arte del combattimento dei cinesi residenti a Okinawa

Gli elementi portati dai viaggiatori

La trasmissione fedele dell’arte cinese del combattimento: il Naha-te a delegazione cinese

La prima scuola di karate:           Sōkon Matsumura

Sōkon Matsumura (1809-1899)

La leggenda di Sōkon Matsumura

Un’istruzione scritta di Sōkon Matsumura

 

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