Goju Ryu Karate Do

 

Le due correnti: Shōrin e Shōrei

         Il karate a Okinawa nel secolo XIX               

La fondazione del Gōjū-ryū: Chōjun Miyagi (1888-1953)

Chōjun Miyagi nasce nel 1888 a Naha, da una famiglia di ricchi commercianti. Comincia a studiare l’arte marziale sotto la direzione di Kanryō Higaonna nel momento in cui entra la liceo. Al termine del liceo, si occupa degli affari di famiglia, continuando tuttavia il karate, e si sposa all’età di vent’anni. Le sue eccezionali qualità sono apprezzate da Kanryō Higaonna, che lo considera come suo successore. Presta servizio militare dal 1909 al 1911. In seguito pensa di partire per avviare una pescheria alle Hawaii, dove si sono già stabiliti degli immigrati di Okinawa. Su richiesta del suo maestro Higaonna, rinuncia a questo progetto per andare a studiare l’arte del combattimento in Cina. Nel 1915 parte per la provincia del Fujian per un soggiorno di alcuni mesi. E’ allora che il suo maestro muore, senza lasciare famiglia. Miyagi, al suo ritorno, si incarica delle cerimonie funebri e succede al maestro. Ha 28 anni.
A partire da questo periodo Chōjun Miyagi fa numerosi viaggi, tanto per perfezionarsi quanto per assicurare la diffusione del karate. Ritorna varie volte nel Fujan e si reca anche a Pechino, passando per la Corea. Parallelamente, fa una decina di viaggi al centro del Giappone per assicurare la diffusione del karate e formare degli allievi.
E’ questo il punto di partenza di alcuni dei problemi che la scuola di Chōjun Miyagi incontrerà più tardi. Questa scuola è, infatti, la sola a essersi sviluppata contemporaneamente al centro del Giappone e a Okinawa. I maestri fondatori delle altre tre scuole più conosciute si sono insediati nel centro del Giappone e non hanno avuto allievi a Okinawa, mentre Miyagi passava la metà proprio tempo a viaggiare. Gli allievi delle scuole che ha fondato nel centro del Giappone non hanno potuto allenarsi sotto la sua direzione personale se non in occasione dei suoi viaggi. Ciò significa che, nel migliore dei casi, hanno potuto assistere ai suoi corsi solo una decina di volte nella loro vita. Poiché Miyagi non rimaneva in una stessa città, l’allenamento che poteva dispensare a un allievo superava raramente il mese, in occasione di ogni viaggio.
Oggi esistono, in seno alla scuola Gōjū-ryū, delle divergenze, la cui origine risale a quest’epoca. Per esempio, alcuni gruppi di Gōjū-ryū di Okinawa pretendono di essere i soli a trasmettere l’autentico Gōjū-ryū, a differenza degli adepti del centro del Giappone che hanno tuttavia conosciuto un’espansione più importante in Giappone e all’estero. Di fatto, secondo la corrente di Okinawa, gli adepti del centro del Giappone si basano soltanto sui corsi frammentati tenuti da Miyagi in occasione dei suoi viaggi; le sottigliezze dell’arte non hanno dunque potuto essere loro sufficientemente trasmesse, soprattutto se si fa paragone con gli adepti di Okinawa. In realtà a Okinawa, anche durante le assenze di Miyagi, l’allenamento della scuola continuava sotto la direzione dei colleghi di Miyagi formati da Kanryō Higaonna.
Si nota che questo problema è caratteristico della scuola Gōjū-ryū. La questione della trasmissione si presenta in modo diverso nelle altre tre scuole. Infatti si può dire che sesse sono state fondate sul terreno della cultura giapponese, con - di conseguenza - alcune differenze nella concezione e nel modo di pratica. Più avanti si ritornerà su questo argomento.
I viaggi che Jigoro Kanō, fondatore del judō, fece a Okinawa nel 1922 nel 1926 hanno profondamente segnato i maestri di karate di Okinawa, tra i quali Miyagi. Jigoro Kanō era in quell’epoca membro della Camera dei Pari e decorato con l’Ordine del Merito che, istituito dal governo giapponese, era una delle più alte onorificenze dello Stato. Nel Giappone di allora, la nuova gerarchia sociale corrispondeva al potere e i segni di rispetto concernenti lo status sociale erano molto accentuati. In questa gerarchia Jigoro Kanō si situava ben al di sopra del più alto dignitario di Okinawa, il prefetto, la cui arroganza nei confronti dei suoi amministrati era cosa risaputa.
Nel corso del suo primo viaggio, Jigoro Kanō fece un discorso sul budō giapponese, che provocò, tra gli adepti di Okinawa, una riflessione sulla qualità culturale della loro arte e sulla coscienza della loro vocazione. Di fatto, ancora in quest’epoca, gli abitanti dell’isola vivevano in una situazione di inferiorità rispetto alla cultura giapponese. Quando Jigoro Kanō tornò a Okinawa, nel 1926, i maestri di karate organizzarono una dimostrazione in suo onore, e Chōjun Miyagi fu incaricato di commentargliela. Jigoro Kanō lo trattò da eguale, anche se era solo un provinciale più giovane di lui di trent’anni. Non era nelle abitudini. Questo atteggiamento sorprese Miyagi, che ne fu riempito di rispetto.
Miyagi fece più tardi questa relazione al proprio discepolo Niisato, che lo cita: "Visto da lontano, il Maestro Kanō sembrava un vecchio qualunque, ma, quando si era vicino a lui, si aveva l’impressione che fosse un gigante delle montagne. E’ assolutamente strano".
Ciò che esprimeva Chōjun Miyagi attraverso queste parole non era semplicemente la propria ammirazione per Jigoro Kanō, ma anche l’immagine ideale dell’adepto del budō che egli voleva realizzare in se stesso attraverso la propria arte. La volontà di Miyagi vi sottointesa:
"L’uomo deve ingrandire il proprio essere attraverso la pratica del Budō, come mostra il maestro Kanō. Voglio rendere il karate degno di essere al rango del Budō mediante la sua qualità. Tu, mio discepolo, lo capisci e vuoi seguirmi a questo scopo?"
E’ dopo questi incontri con Jigoro Kanō che Miyagi decide di sviluppare e di diffondere l’arte locale di Okinawa, concependola come un’arte unica e indipendente. Ricordiamo che Jigoro Kanō aveva invitato Gichin Funakoshi nel suo dōjō Kōdōkan nel 1921, e gli aveva dato un importante appoggio per la sua attività di pratica e di diffusione. L’atteggiamento di Jigoro Kanō era l’opposto del settarismo; per lui, la sua arte, il judō, faceva parte del budō, inteso nel senso generale del termine (cosa che differisce notevolmente dall’atteggiamento dei praticanti dei giorni nostri).
Nel 1928 Miyagi si reca per la prima volta nel centro del Giappone con lo scopo precipuo di assistere al Butokusai (letteralmente:"Festa della Virtù del Budō") a Kyōtō, e di studiare le possibilità di diffusione del karate nell’isola centrale del Giappone (Hōndō). Esegue delle dimostrazioni della propria arte in alcune università della regione di Kyōtō, ma il karate non attira ancora granchè l’attenzione del pubblico. Egli quindi giudica che sia prematuro organizzare un insegnamento e si accontenta di fare delle dimostrazioni. Per Miyagi occorre in primo luogo far riconoscere l’esistenza e la qualità del karate dagli adepti del budō giapponese. La prima cosa che bisogna fare per questo è far partecipare il karate alle dimostrazioni fatte in occasione del Butokusai, fatto determinante per la situazione futura del karate. Egli si muove in questa direzione presso persone influenti, tra cui Jigoro Kanō. Nel 1929 visita Gichin Funakoshi, insediato a Tōkyō già dal 1921. E’ sorpreso dalle condizioni di vita di Gichin Funakoshi, che ha già 61 anni. La sua povertà impressione Chojun Miyagi, figlio di ricchi commercianti. Al tempo stesso deve di nuovo ammettere le difficoltà che incontrerà il suo disegno di diffusione del karate in tutto il Giappone.
Nel 1931, nel corso di un viaggio alle Hawaii, tiene delle dimostrazioni in scuole giapponesi. Ma lì, come in Giappone, non riesce ad attirare sufficientemente l’attenzione del pubblico per poter avviare un insegnamento del karate. Al suo ritorno dalle Hawaii si ferma a Tōkyō e visita Jigoro Kanō. Lo sollecita ancora una volta a proposito della partecipazione al Butokusai. Va anche da Gichin Funakoshi e tiene una dimostrazione del suo karate per gli allievi di quest’ultimo.
Per inquadrare l’atmosfera della società giapponese di quell’epoca, si ricorda che nel 1931 l’esercito imperiale giapponese cominciò ad invadere il territorio cinese. Un’atmosfera militarista comincia a lambire il Giappone. Il budō - l’insieme delle arti marziali - è naturalmente raccomandato dal potere militare alla popolazione, ed è rivestito dall’ideologia militarista che accompagna in quel tempo il culto dell’Imperatore. Non è dunque senza motivo che l’esercito di occupazione americano, dopo la seconda guerra mondiale, vietò in Giappone la pratica di tutte le arti marziali. E’ il karate che per primo sfuggirà a questa proibizione definendosi come pugilato, vale a dire l’equivalente di un nobile sport occidentale, esente da ogni ideologia militarista e imperialista.
In ogni caso, è in questa atmosfera che, nel 1933, Miyagi tiene per la prima volta una dimostrazione al Palazzo del Budō (Butokuden) a Kyōtō, davanti agli adepti di altre discipline. Per costoro questa dimostrazione non era la prima, ma il karate non aveva ancora ottenuto un posto tra le discipline del budō.
Di conseguenza nessun maestro di karate possedeva un titolo di Maestro equivalente, per esempio, a quello del kendō o del judō. La dimostrazione di Miyagi ha certamente contribuito a dare agli adepti del budō un’opinione più concreta e positiva del karate; inoltre il suo karate differiva da quello di Funakoshi. Miyagi pubblicò in quest’occasione il suo primo scritto, intitolato Karate-jutsu gaisetsu (Spiegazione generale sull’arte del karate). Da notare che a quest’epoca egli impiega il termine "jutsu" (tecnica), e non "dō" (la via).
Nel 1934 si reca per la seconda volta alle Hawaii per un soggiorno di un anno, invitato dalla comunità giapponese a insegnare il karate. La guerra è presente sullo sfondo di questo invito, poiché l’invasione della Cina da parte dei militari giapponesi ha suscitato negli occidentali delle Hawaii atteggiamenti aggressivi verso gli immigrati giapponesi. Questi ultimi decidono di imparare il karate per difendersi dagli attacchi. Si ricordano allora l’ultima visita di Miyagi, due anni prima. Non si possiedono dettagli sul suo soggiorno alle Hawaii.
Egli ritorna in Giappone nel marzo 1935 e si presenta a un esame per il titolo di Maestro, che comporta tre livelli. Miyagi, che è la prima persona a presentarsi nel karate, disciplina che non è ancora rinosciuta come budō, ottiene direttamente il titolo di Kyōshi (secondo livello). E’ un fatto eccezionale, poiché i fondatori delle altre tre scuole otterranno solo il titolo di Renshi (terzo livello). Hironori Ōtsuka lo otterrà nel 1938, Gichin Funakoshi e Kenwa Mabuni nel 1939. In quell’epoca questi titoli erano indispensabili per far riconoscere il karate come budō.
Poco tempo dopo aver ottenuto il titolo di Kyōshi, Miyagi ritorna a Okinawa; egli medita allora sulla forma da dare al karate affinchè sia facilemente accettato come budō. Si propone di abolire le antiche denominazioni del karate, come Shuri-te, Naha-te e Tomari-te, che accentuano troppo il colore locale e ostacolano l’estensione della sua immagine. Medita quindi sul nome da dare alla sua scuola per avvicinarla agli altri budō giapponesi. Pensa di adottare il suffisso "dō" al posto di "jutsu" nel termine spesso utilizzato di "karate-jutsu". Si ricorda che il termine "karate-dō" era stato qualche anno prima adottato e definito da Gichin Funakoshi. Il fatto significativo è che molti altri maestri sono - attraverso processi simili - arrivati alla stessa epoca a questa idea del karate-dō. Miyagi fa visita a dei karateka rinomati a Okinawa, e investe dei soldi per fondare l’"Associazione per lo sviluppo del Karate-dō a Okinawa". Tutte le grandi figure del karate di Okinawa partecipano a questa Associazione, fatto che mostra l’influenza di Miyagi e l’alta stima di cui godeva.
Quello stesso anno, Miyagi chiama la propria scuola Gōjū-ryū. Egli adotta questo nome partendo dagli "Otto precetti dell’arte del combattimento" (Kempō taiyō hakku) che si trovano nel libro tradizionale del Naha-te chiamato Bubishi. Questi precetti sono i seguenti:
1. Lo spirito dell’uomo è simile all’universo.
2. Il sangue circola come si muovono la luna e il sole. (la circolazione del sangue è una metafora della giusta trasmissione dell’arte).
3. Essenziali sono l’inspirazione e l’espirazione in forza
(gō) e in cedevolezza (jū).
4. Il corpo segue il tempo e si adatta ai cambiamenti.
5. Non appena gli arti incontrano il vuoto, si dispongono secondo una tecnica giusta.
6. Il centro di gravità avanza, indietreggia e gli avversari si allontanano, si incontrano.
7. Gli occhi devono vedere ai quattro lati.
8. Le orecchie devono sentire nelle otto direzioni
E’ sulla terza frase (forza: e cedevolezza: ) che Miyagi ha formato il nome Gōjū, al quale ha aggiunto il suffisso ryū, che significa scuola. Questo suffisso era d’uso per designare le scuole di budō in giapponese. Il termine ryū significa "la corrente dell’acqua" l’idea della scuola di budō esprime quella della trasmissione da una generazione a un’altra, simile alla corrente di un fiume. E’ questa idea di movimento che costituisce il nucleo fondamentale del concetto di "scuola". Le scuole di budō hanno oggi la tendenza a diventare istituzioni rigide. I fiumi si sono forse congelati?

 

I kata del Gōjū-ryū

 

La scuola Gōjū-ryū - dal Naha-te al Gōjū-ryū: Kanryō Higaonna (1853-1915)

 

La classificazione dei kata

 

La fondazione del Gōjū-ryū: Chōjun Miyagi (1888-1953)

 

 

Le qualità del Gōjū-ryū e le critiche che gli sono mosse

   

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