Goju Ryu Karate Do

Le radici comuni della popolazione di Okinawa e delle isole giapponesi

 

 

Lo sviluppo della cultura di Okinawa e i contatti con la Cina: secoli XII-XIV

I primi re di Okinawa

L’introduzione dell’arte cinese del combattimento a Okinawa

 

La cultura di Okinawa tra Cina e Giappone   

L’unificazione di Okinawa: secoli XV e XVI

All’inizio del secolo XV Shō Hashi, avendo annientato gli altri due capi, stabilì il primo Stato unificato di Okinawa, "il primo clan Shō". Sotto la dominazione di Shō, ciascuno dei capi locali (aji) risiedeva nel proprio territorio governandolo con una certa autonomia. In seguito a un conflitto nella famiglia Shō, cominciò un periodo di tumulti politici che terminò nel 1469, quando Kanamaru, un ministro delle finanze del re Shō, prese il potere con il nome di Shō En. Questa dinastia, "il secondo clan Shō" si perpetuò per diciannove generazioni fino alla fine del secolo XIX.

L’organizzazione dello Stato
Shō Shin, il figlio di Shō En, riuscì a stabilire un potente Stato centralizzato. Insediò il suo governo a Shuri, dove obbligò tutti i capi locali a risiedere, ed estese il suo potere alle isole vicine a Okinawa. Shō Shin organizzò un sistema efficace di governo e stabilì una gerarchia. Nel 1509 fece costruire il castello di Shuri (shuri-jō). All’interno dell’ufficio centrale, un monumento porta la seguente iscrizione:


1. Il re Shō Shin è diventato buddhista e ha costruito un tempio con un edificio per la statua del Buddha, un fabbricato per il monaci, un fabbricato per la recitazione dei sūtra e anche una campana.
2. Egli ama il suo popolo e ha diminuito le tasse. Tutti i suoi vassalli hanno trovato la riconciliazione.
3. Ha inviato un centinaio di navi armate per reprimere le rivolte dell’isola Yaeyama. Ha così realizzato la prosperità e la potenza del paese.
4. Si è fatto vestire di magnifica seta, ha fatto decorare oggetti con oro e argento e ha raccolto armi per proteggere il proprio paese. Non ci sono altri paesi paragonabili per ricchezza di armi e di tesori.
5. Ha istituito l’uso di una benda gialla o rossa, così come di una spilla da capelli ornamentale d’argento o d’oro, per indicare i livelli della gerarchia di tutti i suoi vassalli.
6. Ha fatto costruire nel suo palazzo giardini con alberi esotici e ha fatto piantare molte piante e fiori affinchè il suo palazzo mantenga un’aria primaverile durante le quattro stagioni.
7. Ha fatto costruire nel giardino del suo palazzo miniature di montagne e di laghi, per organizzare le feste più gioiose.
8. Ha fatto installare strumenti musicali nel palazzo e ha spesso organizzato feste con musica e bevande deliziose per ricevere i suoi invitati e far piacere ai suoi vassalli.
9. Ha deciso di mandare in Cina la propria missione di vassallaggio ogni anno anziché ogni tre anni.
10. Ha modificato il modo di vita della sua popolazione studiando il modello cinese.
11. Ha reso grandioso il proprio castello e il proprio palazzo applicando il sistema cinese.
Questi scritti mostrano con quanto volontarismo la cultura cinese sia stata importata, modificando considerevolmente il modo di vita degli abitanti di Okinawa. C’è da fare una precisazione concernente una frase dell’articolo 4:"...ha raccolto armi per proteggere il proprio paese". Questa frase non significa che il re ha aumentato il proprio armamento, ma che ha fatto radunare tutte le armi del paese nel suo castello. Si tratta di un disarmo della popolazione, e soprattutto dei signori locali. Il primo disarmo di Okinawa è stato effettuato da re di Okinawa e non da stranieri. E’ un punto da sottolineare, poiché la nascita del karate è spesso interpretata come il risultato di una rivolta contro un invasore straniero che avrebbe privato di armi gli abitanti di Okinawa. Un’altra interpretazione fa nascere il karate da una rivolta contro un potere oppressivo che avrebbe disarmato la popolazione. Ora, la politica del disarmo di Shō Shin non ha toccato granchè la popolazione, bensì i signori locali. E’ dunque errato attribuire la nascita del karate a una rivolta popolare contro il potere di Shō Shin.

L’esercito di Ryūkyū: le testimonianze dei naufraghi coreani
Accade, talvolta, che un documento storico, scritto da stranieri, testimoni fatti che nessuno dei documenti locali riferisce. Nel 1477 un’imbarcazione coreana affondò in mare e tre naufraghi furono salvati dagli abitanti di una piccola isola dell’arcipelago di Okinawa. Essi passarano un anno e mezzo nelle diverse isole prima di poter ritornare nel loro paese. Ecco alcuni passaggi del documento che riportò la loro avventura (Fuyū Iba). "I tre naufraghi coreani impiegarono quasi un anno a raggiungere l’isola principale di Okinawa. Passano parecchi mesi in ciascuna delle isole che punteggiano il loro viaggio verso l’isola principale di Okinawa, e sono ogni volta curati e accolti dagli abitanti. Nel 148 soggiornano un mese nell’ultima isoletta e, il giorno in cui il vento del sud è favorevole, quindici abitanti li portano in battello a Okinawa. Questo viaggio dura due giorni e mezzo. Il re li riceve, si congratula con i quindici accompagnatori dell’isola vicina e offre loro dei regali e bevande alcoliche. Costoro tornano nella loro isola dopo un soggiorno di un mese a Okinawa. Alle domande del re, i naufraghi rispondono che sono coreani e hanno fatto un naufragio nel corso del loro viaggio verso Kyōtō, dove portano degli oggetti in tributo. Essi vengono condotti in un castello che si trova in mare, a meno di due chilometri dal porto di Naha". Secondo Iba: "Non vi è alcun dubbio, si tratta del palazzo di Tomari, Tomari-odon. Oggi una diga unisce Naha a Tomari, ma prima della sua costruzione non si poteva passare se non con la bassa marea". Naha e Tomari son quindi geograficamente molto vicini, e questa precisazione è importante per capire le relazioni tra ciò che più tardi si chiamera Naha-te, Shuri-te e Tomari-te. Ecco, riassunta da Fuyū Iba, la testimonianza dei coreani sugli avvenimenti dell’anno 1479, quando incontrarono il futuro re Shō Shin, che aveva allora 14 o 15 anni, e assistettero al corteo della regina, rivelatore della potenza militare dell’isola: "Un ragazzo di 14 o 15 anni segue il corteo. Ha lasciato cadere i capelli sulle spalle senza legarli. Monta un bel cavallo ed è rivestito da un abito ufficiale sopra il quale porta un mantello rosso di seta fine; è molto bello. Un uomo procede al suo fianco portando un ombrello. Degli uomini vestiti di bianco guidano il suo cavallo. Quattro cavalieri lo precedono e un gran numero di uomini armati marciano ai suoi lati. Una ventina di uomini sono armati di una lunga spada. Quando i coreani lo salutano, questo ragazzo scende da cavallo per far servire loro una bevanda. Riparte a cavallo una volta che i coreani hanno bevuto. Questo ragazzo altri non è che il futuro re Shō Shin, che governerà per mezzo secolo le trentasei isole dell’arcipelago di Okinawa. I coreani sentono dire allora che il re, suo padre, è morto e che perciò la regina governa il paese attualmente, ma che questo ragazzo sarà re più tardi..." Effettivamente, dopo la morte del re Shō Toku la regina assume la reggenza in attesa che suo figlio sia nominato ufficialmente re dall’imperatore della Cina. "I tre coreani assistono al corteo della regina. Costei è portata su un palanchino magnificamente laccato i cui quattro lati sono chiusi da tende... Parecchie centinaia di soldati armati di spade e di archi proteggono il corteo, davanti e dietro. Al suo passaggio, si suona della musica e di tanto in tanto viene tirato un colpo di cannone". Fuyū Iba continua: "Penso che nessuna donna nella storia di Ryūkyū abbia dato vita a un corteo tanto grandioso quanto quello di questa regina... Le armi che esistevano allora erano: l’arco, l’ascia, la spada, la sciabola, la lancia e le armature in acciaio e cuoio. I soldati si proteggevano le tibie con una piastra o di acciaio o di cuoio". Nel 1479 il regno di Ryūkyū aveva quindi una forza militare notevole. Di fatto il re Shō Toku, padre di Shō Shin, aveva inviato a più riprese il suo esercito nelle molte isole vicine a Okinawa al fine di sottometterle al suo potere. Ma il disarmo dei signori locali non era ancora compiuto. Il cannone qui menzionato permetteva di lanciare pietre utilizzando polvere da sparo. L’uso della polvere, arrivata dalla Cina, fu conosciuto molto presto a Ryūkyū. Così nel 1466 alcuni ufficiali di Ryūkyū fanno visita al governo dello Shōgun a Kyōtō e ricevono una buona accoglienza. Lasciando il palazzo dello Shōgun, essi sparano con il cannone all’esterno delle porte, il segno di ringraziamento. Il rumore del cannone causa una grande sorpresa agli abitanti di Kyōtō. Ma i giapponesi di quell’epoca non si interessano al cannone in quanto arma. Bisognerà aspettare ancora tre quarti di secolo perché il Giappone conosca l’uso della polvere da sparo, con il primo fucile introdotto dai portoghesi nel 1543. A partire da quella data, la strategia militare del Giappone evolverà molto rapidamente. E quando, nel 1609, l’esercito della signoria di Satsuma invaderà il regno di Ryūkyū, sarà con dei fucili. Fino alla fine del secolo XV esistevano a Okinawa truppe permanentemente sul piede di guerra. Il potere di Shō dominava la quasi totalità dell’isola di Okinawa, ma doveva far fronte agli attacchi dei Wakō, provenienti dal mare. I Wakō erano pirati originari del sud del Giappone, essi potevano riunire da qualche decina a parecchie centinaia di imbarcazioni per gli attacchi più importanti. Dall’inizio del secolo XIV cominciarono a devastare la penisola di Corea e le coste cinesi, mirando principalmente al riso e agli schiavi. I loro attacchi arrivavano a volte fino a Ryūkyū. In seguito, il re Shō Shin impedì la diffusione delle armi di cui i coreani avevano osservato la presenza a Okinawa all’epoca del loro naufragio. Un secolo più tardi, al tempo dell’invasione giapponese, il basso livello nella pratica delle armi a Ryūkyū lascia supporre che il governo dell’isola non si basasse sulle armi quanto su un dominio carismatico. Nel secolo XV, in seguito a negoziati tra la Cina e il Giappone, l’attività dei Wakō si trasforma progressivamente in commercio marittimo. Una via commerciale si apre allora tra Ryūkyū e l’Indonesia, ed è tramite Ryūkyū che i signori feudali del sud del Giappone si procurano derrate rare che esportano poi in Corea. Ryūkyū rappresenta quindi per loro una tappa nell’espansione marittima. Questa situazione li condurrà poco più tardi a invadere il regno.

L’unificazione di Okinawa: secoli XV e XVI  

L’organizzazione dello Stato

L’esercito di Ryūkyū: le testimonianze dei naufraghi coreani

L’integrazione di Ryūkyū nel feudalesimo giapponese: secoli XVII-XIX

 

 

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